Parte domani la Volvo Ocean Race con due velisti italiani

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Parte domani, dal porto spagnolo di Alicante, la Volvo Ocean Race, tra le regate più dure ed impegnative del mondo. Al via sette equipaggi che affronteranno un percorso lungo oltre 45.000 miglia, attraverso i mari più inospitali fra cui lunghi tratti negli oceani meridionali. Dal 1973 il giro del mondo a vela è stato quasi un'ossessione per alcuni dei migliori velisti, une riuscita fusione fra sport ai massimi livelli e avventura. L'edizione 2017-18 porterà gli equipaggi ad attraversare quattro oceani, toccare sei continenti e dodici città sedi di tappa. Il gran finale a giugno 2018 a L'Aja, in Olanda.
Negli equipaggi ci sono due italiani, friulani, Francesca Clapcich alla prima esperienza ed Alberto Bolzan al secondo giro. Entrambi sono partiti dalla derive olimpiche, ed entrambi sono emozionati la sera prima della partenza. Lo è anche la FIV che augura loro di vivere un’esperienza indimenticabile.
La partenza della prima tappa è in programma per le 14.00. La Leg 1 ha un percorso di 1.450 miglia da Alicante a Lisbona, che porterà le 7 barche oltre Gibilterra, intorno all'isola di Porto Santo e verso la capitale portoghese.

FRANCESCA CLAPCICH – Turn the Tide on Plastic
29 anni, triestina, parte per la prima Volvo Ocean Race dopo due campagne olimpiche alle spalle, una a Londra 2012 con il Laser Radial e l’altra a Rio 2016 con il 49er FX. A bordo sarà responsabile della regolazione della randa e della cambusa, ma durante il turno ognuno si occupa un po’ di tutto.

Vigilie importanti ne hai già vissute con due olimpiadi alle spalle ma adesso che sensazioni provi a pochi giorni dalla partenza?
Questa è una bella avventura, ovviamente rispetto alle olimpiadi è tutto un altro mondo, sarà molto difficile probabilmente la convivenza a bordo, il conoscersi e capire come “sopravvivere” a bordo, mangiare, dormire e autogestirsi quindi è un bel cambio ecco.

La vita a bordo è molto impegnativa, come ti sei preparata in questi mesi?
In realtà per quel che riguarda la preparazione fisica sto usando i metodi che ho acquisito nelle classi olimpiche il bagaglio di conoscenze mi è molto utile anche adesso. Rispetto a Rio ho quasi 10 chili in più, non è stato difficile ma sono stata attenta a non mettere su troppo massa grassa ma massa muscolare , 10 chili sono tanti ma ne perderò talmente tanti che è sicuramente meglio averne di scorta.

La distanza tra vela oceanica e vela olimpica è sempre più sottile, arrivando dalla vela olimpica come ti sei trovata?
Secondo me le distanze si stanno accorciando molto proprio per il fatto che la regata invece che essere solamente off-shore sta diventando sempre più tirata, dove bisogna dare sempre il 100% e sicuramente i velisti olimpici sono abituati fin da sempre a ricercare la performance. Nel nostro team Dee Caffari è riuscita a creare un equipaggio con tante personalità, con tante esperienze diverse; c’è chi ha vinto medaglie alle olimpiadi, chi ha regatato solo off-shore e chi ha fatto giri del mondo in solitario o chi ha fatto Figaro, tantissima personalità a bordo e probabilmente è il mix che funziona perché ognuno riesce ad apportare qualcosa di suo.

A proposito di mix, altra novità in questa edizione la possibilità di creare equipaggi misti tra uomini e donne in maniera più omogenea, come vedi questa nuova regola?
Finalmente stiamo arrivando a una parità e secondo me la cosa più bella all’interno del nostro team è che ci vediamo tutti quanti come velisti a prescindere da uomo o donna, siamo tutti atleti indistintamente sullo stesso piano, poi chiaramente un ragazzone di 100 chili lo metti al grinder e sviluppa più potenza rispetto ad una donna , non è una novità, ma qui ognuno ha il suo spazio io per esempio sono trimmer della randa ed è un ruolo che non necessita di forza mostruosa, è un ruolo più tecnico, bisogna solamente avere le persone giuste nel ruolo giusto.

Per concludere adesso una ragazzina che inizia con le derive ha una prospettiva in più, può arrivare come te a far parte di un team della Volvo Ocean Race, che consiglio di sentiresti di darle?
Secondo me è una cosa incredibile perché adesso una donna che ha voglia di lavorare e di mettersi d’impegno riesce a raggiungere qualsiasi cosa, si stanno aprendo tante porte, qualche hanno fa sembrava impossibile quindi il mio consiglio è quello di crederci, di lavorare duro, lavorare tantissimo fin da subito e di non mollare mai per raggiungere grandi obiettivi.
Si pensa sempre alle Olimpiadi ai campionati mondiali o ai giri del mondo ma prima di arrivare bisogna veramente faticare allenandosi con la motivazione giusta e con il sogno sempre davanti agli occhi.

ALBERTO BOLZAN – Team Brunel
35 anni, di Gorizia, in barca da sempre, é passato dalle derive olimpiche ai monotipi fino ai maxi che lo hanno portato alla scorsa edizione della Volvo Ocean Race a bordo di Alvimedica. E’ considerato uno dei migliori timonieri del mondo, sicuramente uno dei più completi velisti italiani.

Che sensazioni hai ad un giorno dalla partenza?
Sicuramente ho sensazioni diverse rispetto alla passata edizione dove ero molto più stressato e non sapevo bene cosa aspettarmi da una regata come questa, ora sono più concentrato sull’aspetto tecnico. La volta scorsa io e tutto il team eravamo sulla linea di partenza con lo scopo di fare più esperienza possibile e siamo riusciti a toglierci delle belle soddisfazioni, ora con Team Brunel è tutto più semplice grazie all’enorme esperienza di tutto l’equipaggio e abbiamo la consapevolezza di poter puntare a risultati prestigiosi.

Come sei arrivato a bordo di Team Brunel?
Ho avuto la fortuna di essere stato scelto da Bouwe Bekking grazie all’esperienza della passata edizione. Il mio percorso professionale è iniziato sulle derive per poi passare ai monotipi ed infine sui maxi con chiglia basculante come Esimit che mi hanno dato una visibilità internazionale nel mondo delle regate d’altura.

Secondo te perché non abbiamo un team italiano alla Volvo Ocean Race?
Non penso sia solo una questione economica, piuttosto una questione culturale che riguarda le regate oceaniche, nonostante ci sia una forte diffusione di regate agonistiche.
Sono molto contento che le regate d’altura stiano aumentando in Italia e questo sicuramente aiuterà tutto il movimento, penso anche che ci sia un problema legato alla comunicazione e a come viene veicolato il messaggio. Regate come la Volvo meriterebbero sicuramente più attenzione.

La crew listi di Team Brunel è l’esempio lampante di quanto si siano avvicinati i diversi mondi della vela agonistica, come mai secondo te?
Penso che le regate oceaniche abbiano perso un po' dell’aspetto romantico che avevano in passato, l’aspetto tecnico ha prevalso e le regate oceaniche assomigliano sempre di più ad una regata tra le boe. Regatiamo a vista per giorni e giorni e l’aspetto tecnico come le regolazioni di fino assumono un aspetto fondamentale, basta vedere i distacchi alle tappe della passata edizione per rendersene conto, per questa ragione chi arriva dalle classi olimpiche è sicuramente avvantaggiato.

Che consiglio ti sentiresti di dare ad un ragazzo che sogna le grandi regate d’altura?
Il consiglio che mi sento di dare è quello di cercare di emergere ogni volta che si va a fare una regata, di qualsiasi tipo si tratti. Oramai chi affronta le regate nelle classi olimpiche ha un orizzonte in più da considerare che è quello delle grandi regate oceaniche, basta vedere la lista degli equipaggi iscritti alla Volvo. Chi emerge nelle regate inshore può aspirare ad arrivare alle grandi regate oceaniche.
Alberto Bolzan
Francesca Clapcich
Francesca Clapcich