America's Cup

LA COPPA AMERICA

E’ il trofeo sportivo più antico del mondo, è una leggenda che si è alimentata di barche, personaggi, risultati e luoghi. E’ una delle grandi forze della vela. L’America’s Cup. Cos’è, la sua storia e i suoi momenti chiave in una ricostruzione.

 

LA GOLETTA AMERICA

Il 22 agosto 1851 nelle acque del Solent si disputò la regata che avrebbe segnato l’inizio della storia della Coppa America.
Quindici yacht , tra golette e cutter, si affrontarono nello specchio d’acqua attorno all’isola di Wight per la conquista della Coppa delle 100 ghinee. Tra questi la goletta America comandata dal Commodoro Stevens del New York Yacht Club.


La supremazia dell’imbarcazione americana fu subito evidente: 101 piedi fuori tutto, con una lunghezza al galleggiamento di 90 piedi, America era all’avanguardia per disegno e velatura rispetto ai concorrenti britannici; infatti mentre gli inglesi facevano ancora uso di vele di lino, gli americani avevano cominciato ad usare vele di cotone con indubbi miglioramenti della resa aerodinamica.
Molto tempo prima della fine della gara fu chiaro che America avrebbe vinto.


A bordo del Victoria and Albert la regina Vittoria – che assisteva alla regata- chiese a un segnalatore: “ Chi è primo? “. “L’America, Vostra Maestà, non vi è secondo” , fu la risposta che sigillò il trionfo della barca americana.
Poco più di dieci ore dopo la partenza da West Cowes, grazie alla sua capacità di stringere il vento più di qualsiasi altra barca, America aveva strappato alla flotta inglese la supremazia nel mondo delle regate.

 

LA COPPA IN AMERICA E IL DEED OF GIFT

Alla fine del 1851 La Coppa delle 100 Ghinee passò l’Atlantico.
Rimase di proprietà del Commodoro Stevens e del consorzio che aveva costruito America, fino al 1856 anno anno in cui fu donata al New York Yacht Club diventando un trofeo internazionale.
La donazione - conosciuta come deed of gift - fu accompagnata da una lettera in cui venivano precisate le condizioni alle quali il trofeo veniva offerto al New York Yacht Club: ”Qualunque Yacht Club organizzato di qualsiasi nazione straniera avrà sempre il diritto, attraverso uno o più dei suoi soci, di chiedere di regatare per questa Coppa con qualsiasi yacht o nave di non meno di 30 tonnellate e non più di 300.... Le parti desiderose di regatare per la Coppa potranno fare qualunque gara , con lo Yacht Club in possesso della coppa stessa, che sia stata preventivamente concordata tra le parti; ma in caso di disaccordo riguardo alle condizioni, la gara dovrà essere corsa sul percorso solito per la Regata Annuale dello Yacht Club in possesso della Coppa, e secondo il suo Regolamento di Stazza e di Regata, e lo sfidante dovrà dare un preavviso di sei mesi per iscritto, precisando la data di inizio. Nello stesso preavviso dovrà inoltre indicare la lunghezza, le misurazioni di stazza, l’attrezzatura e il nome della nave”.


In questa prima stesura delle norme per la Coppa America venne inoltre precisato che essa sarebbe stata una Coppa Challenge perpetua tra paesi stranieri. Inoltre venne stabilito che la Coppa non sarebbe andata al proprietario dell’imbarcazione vincitrice ma sarebbe rimasta allo Yacht Club dal quale la sfida era stata lanciata.

 

LE PRIME SFIDE

Per alcuni anni il nuovo trofeo venne dimenticato ma, nel 1870, l’inglese James Ashbury, vice Commodoro del Royal Harwich Club, con il suo yacht Cambria attraversò l’Antlantico e lanciò la sfida con l’obiettivo di riportare in Gran Bretagna la Coppa delle 100 ghinee custodita dal New York Yacht Club.
La prima edizione di questa nuova regata (ribattezzata Coppa America in onore della goletta del Commodoro Stevens ) ebbe inizio l’8 agosto 1870 su un distanza di 38 miglia, da Staten Island al battello faro di Sandy Hook e ritorno.


Tra i quattordici yacht americani in gara vi era anche la vecchia goletta America.
Lo yacht inglese finì decimo; la vittoria andò alla goletta a deriva Magic.
Nella seconda edizione della Coppa America, nata da una nuova sfida di Ashbury questa volta al comando del Livonia , gli americani apportarono sostanziali modifiche al regolamento: in particolare quella – ancora in vigore - che impone la competizione tra due sole barche.
Le regate si corsero nel 1781 e la goletta inglese Livonia perse quattro prove su cinque.


Negli anni successivi i tentativi inglesi di riconquistare l’ambito trofeo si susseguirono con regolarità: Sir Thomas Lipton fu lo sfidante più famoso. Tra il 1899 e il 1930 a bordo dei suoi Shamrock tentò per cinque volte di strappare il trofeo agli americani, senza mai riuscirci.
Negli anni trenta la Coppa venne disputata a bordo dei famosi e costosissimi classe “J”, che con i loro 135 piedi di lunghezza fuori tutto (oltre 45 metri) formavano la maggiore classe di yacht da corsa esistente su entrambi i lati dell’Atlantico.


Il trofeo si disputava ora tra le barche da corsa più esasperate mai esistite nella storia dello yachting. Shamrock V, di sir Thomas Lipton, perse contro Enterprise. Lo sfidante successivo fu sir Thomas Sopwith a bordo di Endeavour, che andò vicinissimo alla vittoria in una serie di regate che suscitarono parecchie polemiche su presunte scorrettezze da parte degli americani. La serie della Coppa del 1937, l’ultima prima della guerra, fu l’ultima occasione di vedere in gara questi giganti della vela; lo sfidante Endeavour II perse contro Ranger, un nuovo yacht appartenente alla classe “J” progettato da W. S. Burgess e Olin Stephens.

 

IL DOMINIO AMERICANO, LA SFIDA AUSTRALIANA E I PRIMI ITALIANI

La Seconda Guerra Mondiale determinò una lunga interruzione delle regate per la Coppa. La competizione non fu ripresa che nel 1958, e da questa data in poi la Coppa si disputò a bordo dei 12 metri stazza internazionale (misura indicante la categoria di appartenenza e non la lunghezza, che in realtà supera i 20 metri fuori tutto). La prima sfida dai tempi della classe “J” sollevò un’enorme entusiasmo e molti timori.


Il mito della Coppa America cominciava a crescere con il consueto corredo di voci e leggende. Si raccontava che in caso di sconfitta, la testa dello skipper difensore avrebbe preso il posto del trofeo nella bacheca dello New York Yacht Club. Il Columbia riuscì comunque a battere lo Sceptre e la testa di B.Cunningham, skipper del 12metri americano, rimase al suo posto.
Cosi pure il trofeo che rimase nelle stanze della New York Yacht Club per altri due decenni.
Il 1962 fu l’anno della prima sfida australiana. Gli australiani furono tra gli sfidanti più tenaci e vennero ricompensati dalla loro costanza nel 1983, quando sconfissero gli Americani per la prima volta nella storia della Coppa con Australia II al comando di John Bertrand. Questa fu anche la prima volta in cui un 12m italiano, Azzurra, comparve tra gli sfidanti.


La ventottesima sfida si svolse nel 1992 a San Diego e segnò il definitivo abbandono dei lenti e vecchi 12 metri, sostituiti dagli scafi dell’America’s Cup Class, barche in materiali compositi con lunghezze dai 24 ai 26metri, un dislocamento di circa 25 tonnellate, alberi in carbonio di 38 metri, 16 persone di equipaggio. Questa edizione vide per la prima volta una barca Italiana in finale, il Moro di Venezia con Paul Cayard al timone. Il Moro fu battuto 4 a 1da America Cube, ma la XXVIII Coppa America rimane comunque un capitolo di storia fondamentale per la vela azzurra.
L’edizione del 1995 segnò la seconda sconfitta degli americani nella storia di questo trofeo: questa volta fu la Nuova Zelanda che con Black Magic al comando di Sir Peter Blake inflisse una dura lezione alla barca americana, conquistandosi il ruolo di Defender nella prima edizione della Coppa America del secondo millennio.


Nel 2000 l’Italia torna in scena da protagonista con la grande sfida di Luna Rossa, la barca di Patrizio Bertelli e Prada che propone un approccio nuovo e profondo all’evento. Batte tutti nella rincorsa ai kiwi, compresa una epica finale contro AmericaOne di Paul Cayard. Nel match che vale la Coppa, Luna Rossa deve arrendersi allo strapotere dei neozelandesi: Black Magic di Russell Coutts vince 5-0.
Tre anni dopo Luna Rossa ci riprova, e l’Italia schiera due sfide, c’è anche Mascalzone Latino. Non c’è tanta fortuna per la vela italiana nel 2003: è invece l’anno di una straordinaria new entry, la Svizzera che sfida il mondo con Alinghi del miliardario di origini romane Ernesto Bertarelli, dream team basato in grande parte da ex vincitori neozelandesi. Passato lo scandalo, Alinghi stravince sia la Louis Vuitton Cup che la XXXI America’s Cup: 5-0 contro quel che resta di Black Magic.

 

LA COPPA IN EUROPA

La vittoria di Alinghi riporta il trofeo in Europa e per la prima volta in Mediterraneo, a Valencia. Nel 2007 si svolge una storica XXXII Coppa America, con tre sfide italiane (record e maggiore presenza): Luna Rossa Challenge (Yacht Club Italiano), Mascalzone Latino Capitalia (Reale Yacht Club Canottieri Savoia) e +39 Challenge (Circolo Velico Gargnano).Migliore degli Italiani è ancora una volta Luna Rossa che viene sconfitta nella finale della Louis Vuitton Cup da Team New Zealand. La 32ª Coppa America vede di nuovo contrapposti gli stessi team della precedente edizione, ma a ruoli invertiti: Alinghi come detentore, Team New Zealand come sfidante.Il 3 luglio 2007 Alinghi, timonata da Ed Baird difende con successo la Coppa sconfiggendo per 5-2 i neozelandesi di Grant Dalton con al timone Dean Barker.

 

33ª COPPA AMERICA: DEED OF GIFT MATCH

La 33ª Coppa America è stata caratterizzata da una lunga vertenza legale che ha portato i due team contendenti, gli svizzeri di Alinghi in rappresentanza della  Société Nautique de Genève e gli americani di BMW-Oracle Racing in rappresentanza del Golden Gate Yacht Club di San Francisco, a darsi battaglia, nelle acque di Valencia, secondo le antiche regole del Deed of Gift. Tre le prove da disputare: due su percorso a bastone con lato di 20 miglia e una su percorso a triangolo equilatero con lato di 13 miglia.

Al via due mostri tecnologici: un catamarano ultra leggero per Alinghi, timonato da Ernesto Bertarelli, un trimarano dotato di un avveniristico albero alare, timonato da James Spithill, per BMW-Oracle Racing. Lo strapotere degli americani risulta evidente sin dalle prime battute. Il risultato è netto: 2 a 0 per il team di Larry Ellison, con distacchi considerevoli: 15’28” nella prima regata, 5’26” nella seconda. Domenica 14 febbraio 2010 al termine della regata Vincenzo Onorato, Mascalzone Latino, lancia la nuova sfida con lo Yacht Club Roma e diventa Challenger of Record della 34ª Coppa America.